Di Andrea Carria
Dopo i brutti scandali che ne hanno offuscato l’immagine, il premio Nobel per la Letteratura torna quest’anno e raddoppia i premiati. A distanza di 45 anni dall’ultima volta, sono infatti due gli scrittori insigniti del massimo riconoscimento letterario mondiale: Peter Handke, a cui va il premio per il 2019, e Olga Tokarczuk, che invece entrerà negli annali di Stoccolma come vincitrice a tutti gli effetti dell’edizione mai celebrata del 2018.
A conferma di una delle leggi non scritte del Nobel, nessuno dei due faceva parte della rosa dei favoriti. Handke (1942), austriaco, è uno scrittore di chiara fama che ha esordito nel 1966 con il romanzo I calabroni (Guanda), il quale è tuttora considerato da molti come il suo capolavoro. Tokarczuk (1962), meno nota in Italia, è invece una delle maggiori scrittrici polacche contemporanee, conosciuta soprattutto per il romanzo del 2007 I vagabondi (Bompiani).

Peter Handke, che secondo la motivazione dei giurati si merita il premio «per un’opera influente che con ingegno linguistico ha esplorato la periferia dell’esperienza umana», è uno scrittore dalla penna e dalle opinioni molto forti: continuano infatti a far discutere le sue posizioni filo serbe al tempo della Guerra dei Balcani e l’atteggiamento tenuto nei confronti del massacro di Srebrenica del 1992 — da lui negato —, tanto che in Bosnia le associazioni delle vittime hanno già dichiarato l’intenzione di recapitare a Stoccolma una lettera ufficiale con cui richiedere la revoca del premio.
Decisamente meno polemica ma non per questo al riparo da ogni nuvola, è l’assegnazione del premio a Olga Tokarczuk, insignita «per un immaginario narrativo che con passione enciclopedica rappresenta l’attraversamento dei confini come forma di vita», la quale costruisce i suoi libri (romanzi, ma anche saggi, racconti e poesie) avendo come stella polare la cultura e la società polacche. Era nell’aria che l’edizione impedita dagli scandali sessuali avrebbe visto trionfare una donna: anche questo è infatti un modo per chiedere scusa e voltare pagina, ma purtroppo nemmeno questa volta siamo riusciti a vedere una donna da sola con il suo premio; troppo spesso, a occasioni come questa, si legano infatti simboli da onorare ed errori da riparare. Speriamo davvero che sia l’ultima volta, intanto congratulazioni a Olga per l’importante e meritatissimo traguardo!

Il premio Nobel torna e con esso l’Europa, la quale fa il pieno inaspettato di medaglie. L’Europa dell’Est e quella Centrale, al tempo stesso avamposti di periferia e baluardi della tradizione letteraria più antica e longeva. E se iniziasse da qui, da quello che potrebbe anche essere visto come un tentativo di par condicio, il percorso di risanamento della Vecchia Europa? Vedremo.
Intanto, nell’anno dei ritorni, delle scuse e dei doppi premi, tra i banchi della giuria c’è posto anche per una ventata di gioventù: spetta infatti alla ventottenne Rebecka Kärde (1991), già affermata critica letteraria nel panorama scandinavo e non solo, il titolo di giurata più giovane reclutata dalla Reale Accademia.
Insomma, tra sorprese e polemiche, qualche bella novità e motivazioni che come al solito dicono tutto e nulla, sembra proprio che l’anno di stop non abbia cambiato le vecchie abitudini del premio letterario più prestigioso e criticato del mondo, del quale nessuno mai è contento ma di cui tutti noi abbiamo sentito la mancanza!
1 commento su “Torna il premio Nobel per la Letteratura tra polemiche, novità e vecchie abitudini”